Caricatori per semiauto: quanto dura la loro efficienza?

da | News

Qualsiasi appassionato che sia in possesso di una o più pistole semiautomatiche, monofilari o bifilari, in singola o Doppia azione, a cane esterno o a percussore lanciato, presto o tardi si è posto la fatidica domanda: a tenere il caricatore rifornito a pieno carico di cartucce, la molla si rovina? E quanto, si rovina? In quanto tempo?

Da qui, diatribe infinite sui social, che vanno irrimediabilmente a finire come quando si parla del tempo, della politica o della fede calcistica, cioè finiscono in tifoserie.

Cerchiamo allora di fornire alcuni riscontri il più possibile oggettivi, per capire se la molla del caricatore sia in forma, se non lo sia e cosa fare al riguardo!

Acciaio armonico
Appare abbastanza evidente che, se non prende colpi e viene adeguatamente manutenuto, il caricatore in sé e per sé (cioè più propriamente il guscio esterno) ha una durata pressoché eterna. I componenti maggiormente sollecitati sono, di norma, l’elevatore (cioè quella soletta che solleva le cartucce), con particolare riferimento al dente che aziona la leva arresto otturatore, e la molla che spinge l’elevatore.

La molla è realizzata in acciai armonici e svolge la propria funzione grazie all’elasticità del materiale, che si comprime nel momento in cui si inseriscono le cartucce nel caricatore e si distende quando le cartucce vengono sfilate dall’otturatore dell’arma, nel funzionamento normale. Sia una compressione costante della molla, protratta nel tempo (tipicamente, perché il caricatore viene tenuto carico a piena capacità), sia reiterati cicli di compressione e distensione (tipici di chi pratica l’attività sportiva e, quindi, carica e spara molte volte), comportano uno stress variabile per le caratteristiche di elasticità della molla. Quanto è variabile? Dipende dalle caratteristiche metallurgiche dell’acciaio, dal fatto che la molla sia stata formata a freddo oppure (più di frequente) termicamente eccetera. Tutte informazioni che, di media, sono inaccessibili al proprietario del caricatore, in quanto è il produttore del caricatore che, normalmente, si interfaccia con l’azienda produttrice della molla e conosce i materiali, i valori di carico eccetera. Quindi, appare evidente che non solo sia impossibile cercare di dare una indicazione di “x mesi” durante i quali tenendo il caricatore carico si possa essere certi che la molla non si stressi, ma anche completamente inutile. Questo perché non ha alcuna importanza sapere se quella molla specifica sia “garantita” o meno per x mesi, quanto piuttosto saper riconoscere se la molla sia ancora idonea al servizio oppure non lo sia.

I segni premonitori
Due sono gli esami ai quali è possibile sottoporre la molla del caricatore, per capire se sia ancora “buona” o se cominci a dar segno di affaticamento. Il primo consiste nell’estrarre la molla dal corpo del caricatore e confrontarne la lunghezza con una molla di un altro caricatore identico, ma mai usato: se si riscontra che la lunghezza della molla usata è sensibilmente inferiore rispetto alla molla nuova, è un segno incontrovertibile del fatto che c’è uno stress nell’acciaio armonico.

Il secondo esame non necessita neanche di smontare il caricatore ed è, in fin dei conti, quello più valido per capire se la molla sia da considerarsi fuori servizio oppure se sia ancora buona. In sostanza, si riempie il caricatore con una cartuccia e poi si preme sulla sommità della cartuccia medesima con il pollice: rilasciando di colpo la pressione del pollice, la cartuccia deve essere sollevata dalla molla del caricatore in modo uniforme e rapido, fino ad appoggiare contro i labbri. Se la cartuccia viene sollevata in modo non uniforme (prima l’ogiva e poi il fondello o viceversa) o se si riscontra che il movimento di sollevamento è lento o addirittura si inceppa, la molla è da cambiare. Questo test può essere effettuato sia con una sola cartuccia (quando la molla è, quindi, quasi completamente distesa, ed è allora che si manifesta in modo più palese l’affaticamento), sia con un numero di cartucce pari alla completa capacità (quando la molla è compressa e massimo è il peso delle cartucce gravante sulla molla stessa).

Da non fare assolutamente
Un’altra delle pratiche estremamente diffuse tra gli appassionati, anche relativamente esperti, è cercare di rimediare a un accorciamento della molla per affaticamento del metallo, cercando di “stirarla” con le dita in modo da farla ritornare artificialmente alla lunghezza precedente. Questa è una prassi estremamente sbagliata, perché così facendo si aumenta in modo sostanziale lo stress sull’acciaio armonico, accelerando la perdita delle caratteristiche di elasticità. Trovandosi nell’impossibilità di cambiare rapidamente la molla e dovendo necessariamente utilizzare l’arma, è comunque meglio utilizzare molle raccorciate piuttosto che molle artatamente allungate con le mani.

(articolo di Ruggero Pettinelli)

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